I

75° Anni del Gruppo A.N.A di
Manzano

Erano trascorsi pochi anni dalla fine del tragico primo conflitto mondiale dove novanta manzanesi, tra cui trenta alpini, avevano sacrificato la loro giovane vita per la libertà della Patria. Le mutate condizioni politiche avevano unito le province di Udine e Gorizia in un'unica circoscrizione denominata Provincia del Friuli ed i nostri coscritti per la visita di leva, per qualche anno, si recarono al distretto di Gorizia.

Manzano presentava ancora tutte le ferite della guerra quando un affiatato gruppo di "veci" e "bocia", nel 1924, diede vita al primo gruppo A.N.A., designando capogruppo Luigi Gervasi, già combattente nelle file del Battaglione Tolmezzo, decorato di croci al merito di guerra.

Seguiranno anni di febbrile ricostruzione e di riordino fondiario: la nostra cittadina per ricordare la morte di tanti giovani in trincea, eresse il monumento ai caduti, inaugurato il 6 giugno 1926 alla presenza dell'Arcivescovo, delle autorità civili e militari e di un nutrito gruppo di Alpini in armi e in congedo.

Nel 1929, diversi ex alpini manzanesi parteciparono alla grande adunata di Roma: furono anche ricevuti dal papa Pio XI e nell'anno successivo si unirono alla sfilata udinese, dove si incontrarono oltre 5.000 soci.

Il 18 agosto 1933 faceva il suo ingresso a Manzano don Dante Silvestri, l'amico dei giovani, il futuro alpino che, indossata la divisa, saprà distinguersi e guadagnarsi la medaglia d'argento e quella di bronzo.

D'ora innanzi gli alpini in congedo assisteranno ogni anno alle esequie in cimitero per i soldati defunti e alle cerimonie del 4 novembre, rendendo omaggio al monumento ai caduti.

Dopo un periodo di relativa tranquillità ecco nuovi prodromi di guerra e l'allora parroco, mons. Giovanni Maria Colautti, così scriveva: "il 28 ottobre e il 4 novembre 1935 furono celebrate due messe solenni, la prima per implorare la Benedizione di Dio sulle nostre operazioni belliche in Abissinia, e sull'Italia minacciata dalle sanzioni del sinedrio di Ginevra, la seconda per ringraziare della pace del 1918".

Anche in occasione del capodanno del 1936 il sacerdote rivolgeva il pensiero ai soldati dislocati in Africa Orientale e auspicava il loro felice ritorno con la vittoria, ma il 19 febbraio 1936 giungeva, purtroppo, la notizia della morte in Abissinia del primo soldato manzanese, il caporal maggiore Egidio Gumini di 25 anni.

Nel 1937, Luigi Gervasi, cedeva l'incarico di capogruppo dell'A.N.A. di Manzano al maresciallo Luigi Zamò, anch'egli ex combattente, decorato di croci al merito e al valor militare, che guiderà il sodalizio per 6 anni.

L'incubo della guerra si faceva sempre più assillante e delineato e nuove ansie e preoccupazioni si riversavano nelle famiglie

manzanesi, già provate con le campagne di Etiopia, che nel 1939 si videro privare dei figli e dei mariti con i richiami alle armi, destinati ad occupare l'Albania e combattere sui monti della Grecia.

Unica nota lieta è la notizia, giunta da Roma nell'agosto del 1939, del piazzamento al quarto posto nei 1500 metri ai campionati nazionali di atletica leggera da parte dell'alpino Silvio Tulissi.

Il 10 giugno 1940 tutti i manzanesi furono invitati in piazza del municipio per ascoltare dal capo del governo la dichiarazione di guerra a fianco della Germania, contro la Francia e l'Inghilterra. Da quel giorno inizieranno le nefaste conseguenze di quel tragico conflitto.

Nella chiesa di Manzano si tenne un triduo di preghiera perché scendesse la benedizione divina sulle nostre armi e arridesse loro la vittoria.

Il 19 agosto di quell'anno, don Dante Silvestri, si arruolava volontario nell'11° Reggimento Alpini, Battaglione Trento.

Partiranno per i fronti tanti altri e l'economia manzanese indietreggerà ripercuotendone i duri disagi economici in tutti gli strati sociali, specialmente nei meno abbienti. A fine anno, cominciarono ad arrivare le notizie dei primi lutti con la morte, sul fronte greco-albanese dei compaesani Angelino Beltrame e Umberto Grazzolo e, nel 1941, seguiranno Mario Braida, Giuseppe Valentinuzzi e Guglielmo Zanuttini. Anche don Dante rientrato ferito dal Montenegro ripartirà e subirà la dura prigionia in un campo di concentramento tedesco.

Per il sacrificio di questi giovani e di tanti altri, a Udine il 20 giugno 1942, il re Vittorio Emanuele III, appuntava la medaglia d'oro sulla bandiera di combattimento della Divisione Alpina "Julia".

Nell'agosto del 1942 gli Alpini reduci dall'Albania e tutti gli appartenenti alla gloriosa Divisione "Julia" partirono  per la Russia dalla stazione di San Giovanni al Natisone.

In questo difficile momento il capogruppo Zamò si prodigò in ogni modo offrendo solidarietà ai familiari e raccogliendo materiale vario di conforto per inviarlo ai combattenti sul fronte.

Anche il monumento ai caduti verrà privato della statua bronzea destinata a fornire materiale bellico.

Il morale dei manzanesi rimase fortemente scosso dalla grave situazione economica-finanziaria e dalle dolorose notizie di guerra.

Il 26 gennaio 1943, nella battaglia di Nicolajewka decedeva Arturo Beltrame e negli altri combattimenti, tra dispersi e deceduti, non fecero più ritorno dalle sconfinate steppe russe: Elio Beltrame, Primo Birri, Giuseppe Braida, Luigi Calligaris, Giuseppe Cantarutti, Angelo Chinese, Giacomo Corgnali, Giuseppe De Luis, Giovanni Don, Giuseppe Fabbro, Livio Fantini, Ferdinando Garbino, Tamiro Gazzino, Luigi Godeassi, Giovanni Iuri, Primo Masarotti, Aurelio Montina, Guglielmo Narduzzi, Gino Noacco, Giordano Noacco, Francesco Passoni, Arturo Piazzon, Eugenio Pitassi, Valerio Valentinuzzi, Angelo Veronese (insignito di medaglia d'argento), Luigi Zucco, ai quali si aggiunsero nel

1944, nella Germania dell'Est Livio Cecotti, nella Jugoslavia Livio Cecotto ed in Kenia nel 1946, in campo di prigionia, Giordano Sbrizzo.

Il 1943 fu anche l'anno della catastrofe che vide divisi gli italiani in una cruenta guerra civile e ancora una volta gli alpini si impegnarono per la salvezza della Patria partecipando con onore alla lotta di liberazione. In questo periodo buio anche il gruppo A.N.A. manzanese si sciolse.

L'anno 1944 portò bombardamenti, fucilazioni, deportazioni, distruzione e morte.

Il 1945 recò speranza e la tanto sospirata pace, ma molti mancavano all'appello: ci vorrà ancora più di un anno perché altri prigionieri di guerra rientrassero, ma oltre 100, tra cui 36 alpini, purtroppo, non fecero più ritorno: la loro vita era stata falciata quando si apprestava a sorridere all'avvenire, con tanti sogni e promesse.

Finalmente, con le elezioni amministrative del 1946 e quelle politiche del 1948, si ritrovò un assestamento democratico e un po' di serenità.

Ancora una volta però i manzanesi dovettero rimboccarsi le maniche per ricostruire il paese, le case, le fabbriche e la loro vita. Si respirava comunque uno spiraglio di fiducia verso la normalità e ci si avviava a dare a Manzano un volto nuovo.

Anche gli Alpini in congedo sentirono il desiderio di ritrovarsi per riorganizzare il loro gruppo che rinacque nel 1949, cercando di aprire altri orizzonti con nuovi incontri. Il riconoscimento ufficiale verrà nel 1954, ma già al momento della ricostituzione si contarono oltre 100 soci.

Il compito di guida verrà affidato all'ex sergente maggiore Ottorino Masarotti, già combattente sul fronte greco-albanese.

Egli costituiva una garanzia e, fin dall'inizio si impegnò in varie attività e iniziative sociali e la stima nei suoi confronti gli consentì di diventare prezioso collaboratore della sezione di Udine e Presidente, nel 1968, della stessa.

Manzano si avviava ad un primo benessere, ma non si era ancora giunti al "boom" economico degli anni sessanta e la chiamata alla visita di leva era un momento di allegria e per il paese si vedevano sfilare artistici carri addobbati con sempreverdi e dalle forme più strane, anche sui muri delle case spiccavano scritte rimate inneggianti: "Viva la classe di ferro" od altro.

Nel 1953 il locale gruppo ANA, primo della sezione di Udine, donava il Tricolore alle cinque classi delle scuole elementari del Comune. Per la circostanza fu indetta una manifestazione a carattere regionale con la presenza dell'allora Sottosegretario alla Difesa, sen. Guglielmo Pelizzo.

L'11 settembre 1955, tutti gli alpini manzanesi parteciparono alla solenne celebrazione per l'installazione della nuova statua, rappresentante la Gloria, sul piedistallo del monumento ai caduti, in sostituzione di quella asportata durante il periodo bellico.

Molti alpini manzanesi facevano parte del locale complesso bandistico e sotto la guida del presidente Mario Costantini, sfilarono, diverse volte, alla adunate nazionali dando fiato agli strumenti musicali, come avvenne a Trento nel 1958.

Anche la scolarizzazione risentiva positivamente della migliorata situazione economica e nell'anno scolastico 1965/1966 la nuova scuola media di Manzano divenne una realtà autonoma e il gruppo ANA con il corpo insegnante scelse di intitolarla alla gloriosa Divisione "Julia".

Nel 1968 il capogruppo Ottorino Masarotti veniva nominato Presidente della sezione di Udine e alla guida del gruppo manzanese subentrava Dante Pauluzzi, reduce dalla tragica campagna greco-albanese e russa. Egli incrementò in modo notevole il numero dei soci e li stimolò a partecipare ad ogni iniziativa alpina. Si attivò per la realizzazione dell'artistico monumento ai caduti di Oleis, solennemente inaugurato il 28 settembre 1974.

Era ancora vivo nei nostri alpini il ricordo della grande adunata udinese dove si erano incontrati in 200 mila quando il terremoto del 6 maggio 1976 sconvolse il Friuli e anche i nostri alpini in congedo si organizzarono per portare soccorso e lavorare nei cantieri predisposti dall'ANA di Udine.

Nel 1982 le redini del gruppo ANA di Manzano passavano nelle mani di Armando Stacco, il primo capogruppo che non aveva combattuto in guerra, figlio di Valentino, anch'egli per lunghi anni, consigliere del sodalizio manzanese.

L'esperienza del sisma aveva suscitato anche nel gruppo manzanese l'esigenza di formare una squadra di volontari per la Protezione Civile che troverà pronto impiego intervenendo in soccorso delle popolazioni terremotate di Pescopagano in Irpinia nel 1981.

La grande adunata nazionale, tenutasi per la terza volta a Udine l'8 maggio 1983, trovò presenti tutti i nostri soci.

Il gruppo alpino aspirava ad avere una propria sede per riunirsi e costruire un luogo di ricordi. Così nel 1984, il consiglio ANA decideva di acquistare un prefabbricato utilizzato nella zona terremotata di Billerio nel Comune di Magnano in Riviera. E dopo tante peripezie, costanza e lavoro, grazie anche all'aiuto finanziario di due istituti di credito locali e di tanti amici che credevano nell'iniziativa, il desiderio diventava realtà.

Il 15 giugno 1986, con numerose ore di lavoro volontario eseguite dai soci, presso il polisportivo comunale dove il prefabbricato era stato installato, il capogruppo Armando Stacco porgeva al Sindaco di Manzano, cav. Giuseppe Lizzi, il taglio inaugurale del nastro tricolore della sede ANA di Manzano.

Nella stessa giornata ricordando i dieci anni trascorsi dal tragico sisma, con una solenne cerimonia, il nostro gruppo consegnava alla scuola media "Divisione Julia" di Manzano la bandiera tricolore che veniva issata sul pennone, mentre la banda musicale "Nereo Pastorutti" effondeva le note dell'inno di Mameli. Seguiva la premiazione degli studenti che avevano partecipato al concorso "Gli Alpini e il terremoto" mentre il presidente della Sezione ANA di Udine tracciava l'attività svolta dalle penne nere in occasione della tremenda catastrofe.

Con lo spirito altruistico che contraddistingue gli alpini il locale della sede viene concesso a tutte le varie associazioni manzanesi per incontri ed assemblee.

Il volontariato alpino si rivolge anche ai più sfortunati, sostenendo il Club Alcolisti in trattamento e devolvendo contributi alla "Via di Natale", "Casa Mia", a qualche missionario del terzo mondo, alla Banda musicale manzanese, all'Associazione Donatori Organi ed altre ancora, tutto con i fondi ricavati dall'annuale Veglia Verde dove, da più di vent'anni, oltre 500 persone si incontrano per un momento di evasione ed allegria.

Nel 1989 sono trascorsi 65 anni dalla costituzione del primo gruppo e durante una cerimonia di circostanza vengono consegnati, ai soci più anziani, diplomi di benemerenza.

Il 22 febbraio 1992, grazie alla distensione politica instauratesi con i Paesi dell'Est europeo, rientrava la salma dell'artigliere alpino Livio Cecotti. Il feretro, avvolto nel tricolore, proveniente da Redipuglia, portato da un alpino, scortato da una pattuglia di carabinieri e da un picchetto d'onore di alpini faceva il suo ingresso nella chiesa gremita di gente, accolto dal silenzio fuori ordinanza. Celebrava il toccante rito, scandito dalle note di "Stelutis alpinis" suonata all'organo, mons. Antonio Pagnutti, assistito da don Nello Pecile, già cappellano militare alpino.

Gli stessi onori si ripeteranno in settembre per accogliere le spoglie dell'alpino Gino Noacco, perito nel 1943 durante la tragica campagna di Russia.

Nel 1994 ricorreva il 70° anno di fondazione e l'anniversario veniva ricordato con una toccante cerimonia il 19 giugno 1994 dove tutti i soci, uniti, avevano dato il meglio perché riuscisse ogni cosa nel migliore dei modi.

Nell'autunno successivo, un gruppo di alpini manzanesi in congedo partecipò alle operazioni di soccorso dell'alluvione ad Asti e nei mesi di gennaio e febbraio 1995 ritornò con cinque camions carichi di sedie, lettini e tavoli.

Udine si preparava a ricevere la grande adunata nazionale del 1996 e Manzano offriva ospitalità al gruppo alpini di Luino (Varese). Qualcuno tra i due sodalizi si conosceva già perché compagni di naia, fra tutti nasceva spontanea tanta simpatia e amicizia. Questo primo incontro si consoliderà l'anno successivo con un gemellaggio sottoscritto a Luino durante una simpatica festa alpina.

Il 13 agosto 1996, con un'avventurosa impresa alpinistica il gagliardetto del gruppo ANA di Manzano veniva issato, per mano del nostro consigliere Luca Ermacora, a 6768 metri di altitudine, sulla vetta del Huascaran, la cima più alta della "cordillera blanca peruviana".

Nell'autunno dello stesso anno dopo aver preso contatti con la sezione CAI di Manzano, l'Amministrazione Comunale e altre associazioni locali, il gruppo ANA si unisce per collaborare alla realizzazione  del "Sentiero della Sdricca.

Nel 1997 gli aiuti degli alpini manzanesi si rivolgeranno alle popolazioni terremotate dell'Umbria e delle Marche.

Il tempo trascorre e giungiamo al dicembre 1997 quando il timone di capogruppo dell'ANA di Manzano passa dalle mani di Armando Stacco a quelle di Giuliano Sattolo che continua l'opera dei suoi predecessori e completa il programma partecipando al compimento  del secondo tratto del sentiero "Dal bosco della Sdricca ai colli della Manzanizza".

Assieme al gruppo di Pradamano il sodalizio manzanese prosegue nell'impegno per il ripristino dei sentieri di montagna, l'ultimo dei quali è stata la mulattiera del Povic-Sella Prevala-Rifugio Gilberti.

Anche lo sport entra nel gruppo ANA locale che si cimenta nelle gare di bocce e di tiro a segno in occasione del 1° e 2° "trofeo della sedia".

Nel mese di maggio gli alpini manzanesi partecipano sempre numerosi alle adunate nazionali e quella di Padova è stata veramente eccezionale.

Il 18 luglio 1998, Sattolo, insieme al cav. Timo Venturini, presente il gruppo alpini di Amaro con il capogruppo Rainis, sottoscrive a Muina, in Comune di Ovaro, il simbolico incontro delle due aquile con il gemellaggio tra la sezione manzanese dell'Associazione Arma Aeronautica "Antonio Chiodi" ed il gruppo Alpini di Manzano.

Nel mese di ottobre l'appuntamento è a Trento per il raduno triveneto, dove il gruppo di Manzano partecipa compatto.

L'anno 1998 si chiude con l'annuale assemblea dei soci e con un bilancio più che positivo, mentre il 1999 si apre con la Veglia Verde, la messa per i caduti di Nicolajewka e con grande impegno per celebrare i 75 anni di fondazione del gruppo ANA di Manzano che tanto ha profuso per questa e altre comunità nei suoi quindici lustri di vita dove si sono avvicendate intere generazioni di penne nere e oggi 18 aprile, con i suoi 397 soci e 30 amici, ricordando con affetto tutti coloro che sono andati avanti nel paradiso di Cantore, vuole lanciare un messaggio di fratellanza e solidarietà affinché le nuove generazioni si convincano che le basi della vita non si identificano soltanto nel divertimento e nel potere economico, ma si reggono soprattutto sulla sensibilità e sulla disponibilità verso il prossimo.

Essere cittadini del mondo in questo fine millennio vuol dire essere solidali, pronti ad accettare la sfida di sapere reinventarsi per anticipare il futuro e vivere da protagonisti in una realtà economica e culturale sempre più tesa alla globalizzazione.

 

Walter Peruzzi


MEDAGLIE D'ARGENTO

Don Dante Silvestri

Nato a Cortale di Reana l'11 giugno 1909. Arrivò come cappellano a Manzano nel 1932. Si arruolò volontario il 19 agosto 1940 e fu assegnato cappellano militare nell'11° Reggimento Alpino - Battaglione Trento con destinazione Montenegro. Ferito in uno scontro con i ribelli il 1° dicembre 1941, dopo un periodo di convalescenza, tornò al fronte  dove venne nuovamente ferito. Fatto prigioniero fu internato, per quasi due anni, in Germania. Per i suoi meriti venne decorato con una medaglia d'argento ed una di bronzo al Valor Militare.

Morì il 19 aprile 1976.

In segno di riconoscimento per la sua opera, l'Amministrazione comunale gli ha intitolato una via nel capoluogo.

 

Angelo Veronese

 Nato a Padova il 7 maggio 1919, fin dal 1920 venne ad abitare a Manzano, dove si trovò bene e tutti i ragazzi della sua età gli erano amici per l'allegria che sapeva infondere.

Scoppiata la seconda guerra mondiale, venne arruolato nell'8° Reggimento Alpini Battaglione Cividale il 19 gennaio 1942; diventò subito comandante di una squadra di mitraglieri e partì volontario per il fronte orientale.

Durante un attacco, si mise personalmente ad azionare una mitragliatrice contro le preponderanti forze avversarie. Venne ferito, ma non volle desistere dalla lotta; sopraffatto, all'intimidazione di resa, egli rispose con il lancio di bombe a mano ed in tal modo aprì un varco fra i nemici e si ricongiunse al proprio reparto, con il quale partecipò nuovamente, primo fra i primi, ad un altro immediato contrassalto.

Riuscì a riconquistare la sua arma e con quella riaprì il fuoco contro il nemico ormai datosi alla fuga, acconsentendo di venire medicato solo dopo il vittorioso esito del combattimento. Rifiutò il ricovero nell'ospedale da campo e rientrò al suo reparto partecipando ancora a duri combattimenti, fino a quando, in una furibonda mischia avvenuta a Nowo Kalitwa-Samojlenkow (Russia) tra il 27 dicembre ed il 21 gennaio 1943, scomparve e nessuno ebbe più sue notizie.

Venne decorato con medaglia d'argento alla memoria e l'Amministrazione comunale gli intitolò un'aula nelle ex scuole elementari di Via Natisone